
Roma col Gasp: idee, uomini e possibili rivoluzioni

Gian Piero Gasperini ha varcato la soglia di Trigoria ieri in mattinata. Nelle prossime ore arriverà, con tutta probabilità, l'annuncio ufficiale. Adesso non resta altro che programmare la nuova stagione insieme a Ranieri e al ds Ghisolfi.
Trigoria cambia pelle: l'inizio di una nuova era
La rivoluzione è cominciata. Gian Piero Gasperini ha varcato i cancelli di Trigoria per iniziare ufficialmente la sua avventura alla guida della Roma. Accanto a lui, nel primo giorno da tecnico giallorosso, c’era Florent Ghisolfi, il nuovo direttore sportivo, a testimonianza di un progetto che parte compatto e ambizioso.
Il suo arrivo segna un cambio di paradigma. Dopo anni di gestioni conservative, la Roma si affida a un allenatore dal gioco verticale, aggressivo, dispendioso. A 66 anni, Gasp è pronto a rimettersi in discussione per portare nella Capitale lo stesso modello che ha fatto grande l’Atalanta. Con quali uomini, però, e con quale spirito? È da qui che bisogna partire per capire come potrebbe giocare la Roma targata Gasperini.
L'identità prima dei nomi: il progetto Gasperini
La scelta della Roma di puntare su Gian Piero Gasperini non è frutto del caso. Dopo anni di progetti spezzati, identità tecniche poco definite e una certa dipendenza dai singoli, la società ha deciso di affidarsi a un allenatore che rappresenta un’idea precisa di calcio. Un’idea totalizzante, faticosa, ma estremamente riconoscibile.
Una coincidenza affascinante:
Una coincidenza affascinante accompagna questo nuovo inizio: Gasperini è arrivato a Trigoria lo stesso giorno in cui, due anni prima, metteva piede al Fulvio Bernardini José Mourinho. Un passaggio di testimone silenzioso ma emblematico. Dopo il carisma comunicativo dello Special One e il pragmatismo “romano” di Ranieri, tocca ora al calcio sistemico e feroce del Gasp provare a ridare impulso a una squadra che troppe volte si è fermata a metà del guado.
Non sarà semplice: l’ambiente di Roma, con le sue pressioni e la sua passione incandescente, non è quello ovattato di Zingonia. Ma è proprio per questo che la sfida è così affascinante. E Gasperini, uno che in carriera ha sempre preferito costruire piuttosto che gestire, non vede l’ora di mettersi al lavoro.
Il sistema Gasp: idee, modulo e identità
Nella testa di Gasperini c’è un calcio preciso, quasi scolpito. Il modulo di partenza è il 3-4-2-1, lo stesso utilizzato da Ranieri nell’ultima parte di stagione, ma con differenze sostanziali nell’interpretazione. Il 3-4-2-1 di Gasp è più che un sistema: è un linguaggio, fatto di automatismi, verticalità, corse, e pressing asfissiante.
In fase di costruzione, uno dei due mediani, qui il nome caldo è Bryan Cristante, si abbassa a impostare accanto al centrale difensivo, mentre i due “braccetti” della retroguardia, come Mancini o Ndicka, si alzano e si allargano, contribuendo a dare ampiezza e densità alla manovra. I quinti di centrocampo salgono alti e si affiancano ai due trequartisti, che a loro volta si muovono con libertà: uno può allargarsi e l’altro accentrarsi tra le linee.
Ma è in fase di non possesso che il marchio di fabbrica gasperiniano emerge con maggiore evidenza: marcature a uomo a tutto campo, coraggio nell’uscire sull’uomo anche nella metà campo avversaria, rischio calcolato e difesa alta. Un tipo di calcio che richiede fisicità, concentrazione e spirito di sacrificio, e che a Trigoria potrebbe stravolgere alcune gerarchie consolidate.
Rispetto alle versioni precedenti della Roma, spesso attente alla fase difensiva e più attendiste nel pressing, con Gasp si passa a un approccio verticale, aggressivo e dispendioso, ma potenzialmente spettacolare e coinvolgente. È un cambio di DNA tecnico e atletico, che richiederà tempo ma soprattutto una rosa adatta per sostenerlo.
Abraham e gli scenari futuri: il mercato secondo Gasp
In attesa di capire quali saranno le mosse della Roma sul mercato, una delle variabili più interessanti riguarda Tammy Abraham. L’attaccante inglese, reduce da un anno in prestito nella complicata stagione del Milan, potrebbe ritrovare centralità proprio con Gasperini. Infatti, proprio prima del suo arrivo in giallorosso, Abraham era stato individuato da Gasp come il sostituto ideale di Zapata all’Atalanta, e il Chelsea aveva già un accordo con la Dea: fu lo stesso Tammy a rifiutare, cercando un palcoscenico più ambizioso.
Ora, i tempi potrebbero essere maturi per riprovarci. Perché Abraham ha fisico, profondità e attitudine al gioco verticale: tutte qualità che ben si sposano con l’idea gasperiniana di attaccante.
Ma il vero compito del tecnico piemontese sarà quello di ricostruire più nel metodo che nel mercato, valorizzando il lavoro sul campo, le idee e le risorse già presenti.
Gasperini non chiederà campioni, ma giocatori da trasformare in sistema, come ha sempre fatto. A Trigoria si prepara una rivoluzione più tattica che spettacolare, ma con un obiettivo chiaro: riportare la Roma a essere squadra. Con identità, intensità e, finalmente, una visione.
Gasp e la piazza: la vera sfida è culturale
Al di là degli aspetti tattici, tecnici e di mercato, il vero banco di prova sarà di natura culturale. La Roma è una piazza passionale, viscerale, spesso impaziente. Gasperini, invece, è un allenatore che ha sempre costruito nel tempo, partendo dal lavoro quotidiano e plasmando gruppi disposti a mettersi in discussione.
Far convivere queste due anime, quella esplosiva della città e quella granitica dell’allenatore, sarà il primo, vero obiettivo. E forse anche il più difficile. Non sarà una rivoluzione indolore: alcuni idoli potrebbero uscire di scena e il gioco cambierà pelle.
Ma è proprio lì che si gioca la scommessa più affascinante. Perché se la Roma accetterà il compromesso di una fatica utile, di un'identità da sudare ogni giorno, allora potrà davvero diventare squadra. Non solo per qualche mese. Ma per un ciclo.
A cura di: Nicolò Mencarini.