Inter, muro moderno: un salto che già segna differenza.
Rispetto all’anno scorso la retroguardia nerazzurra avanza, meno dipendenza dal portiere e più costruzione aggressiva.
Il salto tattico
Cristian Chivu ha ridisegnato l’Inter da dietro: la linea difensiva è salita di quasi otto metri, trasformando l’assetto in una vera e propria diga moderna. In costruzione, i centrali raramente arretrati, il baricentro avanzato, e l’aggressione come arma primaria.
Il motore è l’assetto
La difesa non è più “di stampo antico”: Barella in regia, Bastoni largo, Akanji che spinge in avanti. È una squadra che vuole dominare per verticalità più che per possesso sterile. Infatti, spesso il primo passaggio che si ricerca è il passaggio in verticale, cercare di saltare la pressione trovando spazi in avanti, guardando sempre davanti.
I dati che confermano
I nerazzurri sono primi in Serie A per passaggi filtranti, attacchi in profondità, passaggi chiave, tocchi in area e cross. Tutto parla di un’Inter proiettata “oltre”.
Questa è la differenza chiave con Inzaghi.
Ruolo del portiere ridotto
Un altro segno della rivoluzione: Sommer (o Martinez) entra meno nella manovra. I passaggi completati dal portiere sono calati rispetto all’era Inzaghi.
Pro e rischi di una linea alta
Il vantaggio è chiaro: l’Inter concede meno tiri. Ma un errore o una disattenzione possono non perdonare quando giochi al limite. Chivu costruisce il muro moderno, ma deve guidarlo con lucidità.
a cura di: Francesco Latorraca